Il mio articolo “AI Emcees” è stato citato nel Vol. 4, numero 2 (2025) del Journal of Advances in Humanities Research. Leggi il paper originale → https://doi.org/10.56868/jadhur.v4i2.306
Sono sinceramente sorpreso e onorato di sapere che le mie riflessioni sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla conduzione di eventi hanno trovato spazio nella letteratura accademica. Il Journal of Advances in Humanities Research, una pubblicazione accademica peer-reviewed in discipline umanistiche e scienze sociali, ha citato la versione inglese della mia analisi sui primi esperimenti con presentatori di eventi guidati dalla AI e sull’impatto che questi hanno su chi si guadagna da vivere dietro un microfono.
Il mio articolo, pubblicato anche in lingua italiana, risale al 2024, quindi nel giro di anno la situazione è ulteriormente evoluta. Il paper di Qinghao Guo, Somdech Rungsrisawat e Cheng Liu, intitolato The Future of Talk Shows: AI-Driven Virtual Hosts and Their Impact on Media Communication: A Systematic Literature Review, è una lettura mirabile che illustra la situazione attuale nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa.
Non avrei mai immaginato che le mie riflessioni professionali avrebbero attirato l’attenzione dei ricercatori accademici, ma sono lieto che la mia esperienza pratica nel settore degli eventi abbia contribuito in modo più ampio al dibattito sulla tecnologia e sulle professioni incentrate sulla persona.
Di cosa tratta la ricerca

Il paper esamina 120 studi sui presentatori virtuali basati sull’intelligenza artificiale nei media. Gli autori descrivono grandi differenze a livello geografico: i Paesi dell’Asia orientale fanno un uso frequente di questa innovazione, grazie all’accettazione culturale e al supporto governativo; al contrario, i Paesi occidentali usano maggiore cautela, soprattutto per questioni etiche.
La ricerca rileva anche un altro tipo di divario, quello che viene chiamato “empathy gap”: gli spettatori accettano gli host basati sull’intelligenza artificiale più nell’intrattenimento che nelle notizie. Inoltre ci sono le criticità che includono il timore per la perdita del lavoro, gli “algorithmic bias” (i pregiudizi degli algoritmi) e le questioni riguardanti l’autenticità.
Lo studio conclude che un’integrazione di successo richiede dei modelli ibridi di uomo e intelligenza artificiale, vincolati da regole etiche, con approcci che rispondano alla cultura in cui viene usata questa innovazione. In sostanza, si tratta di bilanciare i vantaggi portati dai nuovi mezzi, con le preoccupazioni relative all’attendibilità dei media e all’occupazione.
Dal palcoscenico alla citazione accademica
Per una persona che trascorre la maggior parte del tempo a pensare a come coinvolgere il pubblico dal vivo piuttosto che quello accademico, vedere il mio lavoro citato in una pubblicazione accademica con revisione paritaria sembra un po’ surreale.
Ma questo dimostra il valore del colmare il divario tra ciò che affrontano i professionisti degli eventi e il modo in cui i ricercatori studiano il cambiamento tecnologico nel settore dei servizi.
Ho sempre pensato che chi lavora nell’ambito degli eventi sia cosciente di come la tecnologia influenzi l’interazione umana. Se anche la comunità accademica ritiene che questa visione meriti di essere presa in considerazione, posso esserne solo felice. Tutto il tempo che ho trascorso a chiedermi se un’intelligenza artificiale possa gestire gli intoppi con la stessa delicatezza di un presentatore, ora ha un senso per la ricerca umanistica.
Perché è importante questa citazione (oltre a poterla sfoggiare sul mio profilo LinkedIn…)
Il Journal of Advances in Humanities Research si concentra sugli aspetti sia teorici che pratici nelle discipline umanistiche e nelle scienze sociali. Ecco perché credo che questa citazione sia particolarmente significativa. Non si tratta solo di un riconoscimento del quale mi vanterò a vita, ma è anche la conferma che i professionisti attivi sul campo abbiano intuizioni degne di essere studiate.
Il paper riflette un crescente interesse accademico su come l’intelligenza artificiale influenzi le professioni che si basano fortemente sulla connessione umana, sulla spontaneità e sulla capacità di capire il pubblico dal vivo. L’organizzazione di eventi, con tutti i suoi momenti imprevedibili e le sue sfumature umane, offre un affascinante caso di studio per comprendere dove la tecnologia sia utile e dove, semplicemente, non possa sostituire le competenze umane.
Guardando al futuro
Sebbene sia lusingato da questo riconoscimento accademico, sono soprattutto entusiasta di ciò che rappresenta: il riconoscimento che il settore degli eventi si sta evolvendo in modo ponderato. Non siamo solo destinatari passivi del cambiamento tecnologico: siamo partecipanti attivi nel definire il modo in cui questi strumenti possono migliorare, piuttosto che sostituire, gli elementi umani che rendono memorabili gli eventi dal vivo.
Questa citazione mi ricorda che le nostre riflessioni di settore su intelligenza artificiale, coinvolgimento del pubblico e futuro degli eventi dal vivo hanno un’importanza che va oltre la nostra sfera professionale. A volte le intuizioni migliori provengono da chi, come noi, cerca semplicemente di fare bene il proprio lavoro mentre il mondo cambia intorno a noi.
E sì, lo ammetto: vedere il mio lavoro citato in una rivista accademica mi dà una piccola emozione. Non male per qualcuno la cui principale qualifica è saper gestire il pubblico e affrontare con il sorriso gli occasionali inconvenienti tecnici!
Quindi, grazie ai ricercatori e all’editore per questo onore.
Leggi il paper originale
Guo, Q., Rungsrisawat, S. e Liu, C. (2025). “The Future of Talk Shows: AI-Driven Virtual Hosts and Their Impact on Media Communication: A Systematic Literature Review“. Journal of Advances in Humanities Research, 4(2), 37-57. https://doi.org/10.56868/jadhur.v4i2.306
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