Il presentatore nella storia: dalle corti, all’intrattenimento, agli eventi aziendali

Come si è passati dal Maestro di Cerimonie di corte, al presentatore di spettacoli, al Master of Ceremonies di eventi corporate?

Oggigiorno, nell’ambito degli eventi, usiamo spesso come sinonimi le parole presentatore (o conduttore) e Master of Ceremonies. In passato i loro ruoli sono stati diversi e solo in tempi recenti si sono sovrapposti. La loro storia e loro caratteristiche attraversano i secoli, i Paesi e gli ambiti professionali.

Il Maestro di Cerimonie nel passato, tra corte pontificia e corte reale

Robert Sager
Robert Sager, Maestro di Cerimonie alla corte reale di Svezia dal 1907 al 1918.

Il primo uso ufficiale del termine Maestro di Cerimonie risale al VI secolo, presso la Corte Pontificia. Il Maestro delle Cerimonie era responsabile del corretto svolgimento degli elaborati rituali e della sacra liturgia.

Talvolta, il nome indica anche l’ufficiale del protocollo di Corte. Come in passato, anche oggi molte monarchie hanno un maestro di cerimonie nelle loro corti per svolgere i compiti specifici degli eventi.

Il presentatore nello spettacolo, tra ‘800 e ‘900

La Regina Elisabetta II e Bruce Forsyth
La Regina Elisabetta II con il presentatore inglese Bruce Forsyth nel 1977.

La figura del presentatore ebbe origine probabilmente in Inghilterra, tra la fine del Settecento e agli inizi dell’Ottocento. Qui, un chairman (propriamente, direttore di un dibattito) presiedeva allo svolgimento dei concerti che si tenevano nelle taverne e nei saloon dell’epoca.

Quando i music halls ottennero la licenza per gli spettacoli (1843), al chairman fece seguito una figura dall’aspetto autorevole, che sedeva a un tavolo davanti alla fossa dell’orchestra imponeva il silenzio con voce stentorea e invitava all’applauso. Il tutto, usando un martelletto di legno!

Con l’avvento dei più ampi palaces of variety, arrivò anche il compere, sempre un attore.

Nel Novecento, il ruolo venne indicato soprattutto con il termine presenter. In quest’epoca, uno dei più rappresentativi e poliedrici fu Bruce Forsyth, attivo sia sul palco che in televisione.

Negli USA, l’origine del Master of Ceremonies si fa risalire alla figura dell’interlocutor o chairman del minstrel show.

Nei locali e negli speakeasy durante il periodo del proibizionismo (l’epoca del Great Gatsby), presentava i numeri intrattenendo in modo divertente il pubblico tra un artista e l’altro. Non di rado si trattava di una donna (la più celebre Mistress of Ceremonies del tempo fu probabilmente Texas Guinan).

In seguito, con la nascita e la diffusione della TV, fu ribattezzato commentator e, successivamente, host (soprattutto nel caso di presentatori diventati tutt’uno con il programma, come David Letterman e Stephen Colbert).

In Francia e in Italia, tra l’Ottocento e il Novecento, la presentazione dei numeri di music-hall fu affidata ad attori e attrici di richiamo.
I presentatori del teatro di rivista nella prima metà del secolo scorso potevano essere anche meno noti, ma dovevano avere aspetto piacevole, saper portare l’abito da sera, e possedere una voce gradevole e capace d’interpretare, fra un numero e l’altro o fra una scena e l’altra, qualche canzone, aria d’operetta o perfino d’opera.

Dagli anni ’50 in poi, si sono imposti numerosi presentatori radiotelevisivi che, in alcuni casi, hanno saputo lasciare il segno con il proprio stile (uno per tutti: Lelio Luttazzi).

 

Il Master of Ceremonies o presentatore di eventi aziendali, dagli USA degli anni ’50 a oggi

Attilio Reinhardt presentatore e Master of Ceremonies
Attilio Reinhardt presentatore e Master of Ceremonies di eventi corporate (Ph. Simone Gasparo)

Per parlare del presentatore di eventi aziendali, è necessario accennare alla nascita di questo particolare settore.

Negli anni ’50 l’economia americana era la più forte del mondo. La mentalità dell’era della Depressione (ognuno per sé, per dirla prosaicamente) si trasformò in senso di unità. Questo avveniva anche nelle aziende, dove i dipendenti non erano più visti solo come ingranaggi di un meccanismo produttivo, bensì come risorse preziose del team aziendale che richiedevano nutrimento e motivazione. Questo approccio creò una nuova tendenza.

Le riunioni aziendali, che in precedenza esistevano nelle forme più elementari, cominciarono a trasformarsi da assemblee formali (e magari un po’ tediose) in veri e propri eventi. Il tutto in modo graduale: prima con l’aggiunta di semplici cartelli con il logo aziendale posti dietro il palco o la pedana dell’oratore, un arredamento più curato e un po’ d’intrattenimento con artisti e musicisti, a beneficio di un numero comunque limitato di componenti dell’azienda.

Quando i palchi cominciarono a farsi sempre più grandi, gli striscioni più maestosi e le platee più ampie, fu necessario affidare la conduzione a un presentatore professionista che sapesse attirare l’attenzione del pubblico, introducendo al meglio le alte sfere dell’azienda che avrebbero preso la parola, dando loro anche il giusto supporto.

Negli anni, gli eventi corporate hanno assunto le caratteristiche stupefacenti di grandi spettacoli, sia per l’aspetto scenografico e l’atmosfera, sia per la presenza sempre più costante dell’intrattenimento.

E se a metà degli anni ’70 non era troppo impegnativo portare l’attenzione dei dipendenti sui risultati aziendali messi per immagini in diapositive, ai giorni nostri occorre la giusta preparazione per destreggiarsi tra gli enormi led wall delle grandi convention e le videocamere e i virtual set degli eventi digitali.

 

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